28 APRILE 2025 – GIORNATA MONDIALE DEL DIFENSORE D’UFFICIO
Tutti conosciamo il contenuto dell'articolo 97 del codice di procedura penale, ma forse pochissimi riflettono pienamente sulla reale portata di un così importante principio che costituisce estrinsecazione pratica dell'art. 24 della carta costituzionale.
Così troppo spesso avviene che i difensori designati d'ufficio a quell'imputato che è privo di uno fiduciario dimenticano che " Il difensore di ufficio ha l'obbligo di prestare il patrocinio e può essere sostituito solo per giustificato motivo", omettendo di prendere parte ad udienze o di contattare l'indagato/imputato al fine di renderlo edotto sui diritti e sulle garanzie che gli competono.
Il richiamo odierno a questi alti valori non è casuale perché proprio quarantotto anni orsono l'Avvocato Fulvio Croce, Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Torino, pagò con la vita il rispetto della Legge e l'essere Avvocato sino in fondo.
Ritengo che in un’epoca storica come quella attuale vada ricordata e rilanciata l'esperienza di Fulvio Croce vittima del terrorismo eversivo comunista rappresentato dalle brigate rosse.
Correva il lontano 1976 quando ebbe inizio, davanti la Corte d'Assise di Torino, il processo ad alcuni membri delle brigate rosse tra cui Renato Curcio, Alberto Franceschini (deceduto pochissimi giorni addietro), Paolo Maurizio Ferrari e Prospero Gallinari.
Al processo si verificò un fatto mai verificatosi in precedenza in Italia: tutti gli imputati detenuti revocarono il mandato ai loro difensori di fiducia, dopo essersi assunti pubblicamente la responsabilità dei crimini passati e futuri commessi dal gruppo e dopo avere disconosciuto la legittimazione dell'Autorità Giudiziaria a processarli, quindi minacciarono di morte i legali che avessero accettato la nomina come difensori di ufficio.
Il Presidente della Corte, in forza dell'allora vigente articolo 130 del codice di rito che onerava il Presidente dell'Ordine degli Avvocati ad assumere la difesa d'ufficio nel caso in cui non fosse possibile individuarne altri, nominò l'Avvocato Fulvio Croce per la difesa dei brigatisti rossi; insieme a lui intervennero tutti gli altri Consiglieri dell'Ordine in forza di un'apposita delibera, tra questi Franzo Grande Stevens.
L'Avvocato Fulvio Croce, nonostante i gravissimi rischi cui era esposto e le pesanti minacce delle quali era fatto oggetto anche nel corso delle udienze, non si voltò dall'altra parte e diede corso ad un’adeguata difesa tecnica nel processo insieme agli altri componenti del Consiglio.
All'udienza del 25 maggio 1976 gli imputati riaffermarono il loro rifiuto della difesa, leggendo un nuovo comunicato contenente minacce contro Fulvio Croce ed i legali da lui delegati: "gli avvocati nominati dalla Corte sono di fatto degli avvocati di regime. Essi non difendono noi, ma i giudici. In quanto parte organica ed attiva della contro-rivoluzione, ogni volta che prenderanno iniziative a nostro nome agiremo di conseguenza".
Nel corso di quell'udienza, come pure nel corso di quelle successive, ogni volta che i legali d'ufficio presero la parola furono insultati e minacciati.
Il terribile epilogo di questa vicenda avvenne nel primo pomeriggio del 28 aprile 1977, cinque giorni prima della data fissata per l'udienza del processo. Un gruppo di fuoco delle brigate rosse uccise l'Avvocato Croce nei pressi del suo studio legale a Torino: Fulvio Croce venne colpito mentre si stava avviando a piedi, sotto una forte pioggia, verso l'ingresso del palazzo ove si trovava il suo ufficio.
Uno dei componenti di quel commando si diresse rapidamente verso il Presidente Croce, lo chiamò ad alta voce dicendogli: AVVOCATO! e subito dopo sparò cinque colpi che lo raggiunsero mortalmente alla testa e al torace.
Altri esempi più recenti avvenuti nella nostra Sicilia, quelli degli Avvocati Serafino Famà ed Enzo Fragalà, ci ricordano quale grande differenza vi sia tra il fare l'Avvocato e l'essere Avvocato. Il Professionista non è un sodale delle parti che assiste (come sempre più spesso si vuole fare intendere) ma un difensore dei loro diritti, egli è interprete di principi e garanzie di rango costituzionale ineludibili ed insopprimibili anche da parte di chi, come i terroristi delle brigate rosse, non riconoscono le Istituzioni e lo stato di diritto.
Il 5 dicembre 1977 venne conferita all’Avvocato Fulvio Croce la Medaglia d'Oro al valor civile alla memoria, con la seguente motivazione:
“Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati e procuratori di Torino, si distingueva, nell'assolvimento dell'incarico, per il profondo impegno, l'appassionata dedizione e l'alto senso morale. In un momento particolarmente delicato per l'integrità delle istituzioni repubblicane, noncurante delle minacce di morte ricevute, procedeva egualmente, onde non rallentare il corso di un processo, alla nomina dei legali d'ufficio per gli appartenenti ad una pericolosa organizzazione eversiva, dimostrando grande coraggio e assoluta fiducia nella forza della legge. Cadeva vittima di un vile attentato, sacrificando la vita in difesa dello Stato democratico. Torino, 28 aprile 1977.”
Nell'additare il sacrificio del Presidente Fulvio Croce quale fulgido esempio di dedizione ai valori rappresentati dall'Avvocatura mi permetto di richiamare le colleghe ed i colleghi che sono inseriti nelle liste dei difensori di ufficio ad una particolare attenzione nei confronti dei propri rappresentati, ricordando alla società civile quale sia il vero ruolo dell'Avvocato che non può e non deve essere mai ritenuto co-responsabile rispetto agli agiti dell'autore del reato, ma, come detto, difensore dei suoi diritti.
Il Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Trapani
Salvatore Longo